Sermoneta e la Polenta
Guglielmo Caetani, dopo un lungo esilio di cinque anni, fece ritorno in Sermoneta appena ebbe notizia della morte di Alessandro VI Borgia. Guglielmo ritornando al suo paese portò con se il nuovo seme del granoturco venuto dall'America, che seminò nei suoi fertili territori ottenendone abbondanti raccolti.
La farina del granoturco fu uìata inizialmente per procurare pietanze ai prigionieri del castello e in seguito fu usata dai poveri e dai pastori per farvi polenta o la pizza sotto la brace (allora cibo quotidiano). A quei tempi a Sermoneta tra i poveri, specie nei mesi invernali, vi erano anche i pastori, scesi in Settembre dai monti dell'alto Lazio o dall'Abruzzo alla ricerca dei pascoli più verdi, e numerosi risiedevano in capanne sulle colline adiacenti le paludi pontine. Questi il giorno della festa di S. Antonio Abate, protettäte deglïanimali domestici, che ricorre il 17 Gennaio di ogni anno, scendevano in paese per far benedire i loro animali e in questa occasione veniva offerto loro e a tutta la popolazione un piatto di polenta condita con carne di maiale, cucinata sulla pubblica piazza. Oggi, quello che una volta era una delle poche pietanze dei poveri, è divenuta una squisita prelibatezza per molti. Tale usanza, per secoli, è rimasta ßno ad oggi in Sermoneta e dal 1977 viene curata dall'Asociazione Festaggiamenti Centro Storico che il 17 Gennaio di ogni anno o la Domenica successiva, organizza in Sermoneta la festa di S. Antonio Abate e la Sagra della Polenta.
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