DALL'ANTICA SULMO ROMANORUM A SERMONETA
Tra le tante cittadelle facenti parte dell'antico Lazio, con Pometia e Satricum, anche Norbe e Sulmo furono comprese nell'elenco che Plinio il Vecchio emunerava tra quelle che in tempi antichissimi inviavano i loro Principi sul monte di Alba Longa in occasione delle "Ferie Latine", ove i Re sacerdoti immolavano un toro bianco in onore del sommo Giove Laziale (libro 3 cap. 5). Dell' antica Sulmo Romanorum oltre a parlarne Virgilio (Eneide LX), ne fa cenno anche Plinio il Vecchio, che la inserisce tra le città che si ribellarono a Tullio Ostilio, III Re di Roma, dopodiché restò abbandonata ed isolata per quasi due secoli. Alla cacciata di Tarquinio il Superbo e proclamata a Roma la Repubblica (509 a.c.) oltre ad essere privata della libertà, fu sottomessa al potere dei Consoli, insieme alle altre città ribelli. Filippo Cluverio, nel descrivere le campagne Pontine dell'antico Lazio, tra l'altro afferma "Volendo Enea far vendetta della morte di Pallante, prende quattro giovani di Sulmo per farne sacrificio sul rogo di quel campione insieme ad altri quattro del fiume Ufente, il quale fiume scorrendo tra Sezze e Piperno, è vicinissimo a Sermoneta. Pertanto è assolutamente da escludere che Sulmo Vascolorum Oppidum in Latio'', si identifichi con la Sulmona dei Peligni di Cui gli abitanti si chiamavano "Sulmontini".
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